Sono sempre più le persone che scelgono di rinunciare alla vettura per spostarsi in modo più ecologico. L’esperienza “car free” di Linda Maggiori

Nella nostra Italia frenetica esistono famiglie che hanno scelto, con semplicità, di vivere senz'auto. Per poter incidere con maggior forza sul tessuto sociale si sono riunite in gruppo su FaceBook e internet.

Per capire come e perché una famiglia decide di non possedere un'autovettura abbiamo intervistato Linda Maggiori, che, con il marito Giovanni (e i loro quattro figli), ha "creato una rete nazionale Famiglie senz'auto, per testimoniare, per resistere, per ascoltare, per impegnarci a rendere questa scelta di vita sempre più praticabile e sempre più estesa".

D. Quando avete rinunciato all'automobile?
R. Sposati da 3 anni, avevamo un'automobile. Poi i bambini e io siamo rimasti coinvolti in un incidente automobilistico che, per fortuna, non ha causato problemi a nessuno di noi, però la paura è stata tanta e quindi abbiamo deciso di non ricomprare l'auto. E questa scelta ci ha portato a fare tutta una serie di riflessioni: il bilancio del primo anno senz'auto evidenziava certamente dei problemi, delle difficoltà, ma anche tutta una serie di vantaggi a livello ambientale, di salute, di sostenibilità.

D. Da quando siete senz'auto?
R. Ormai da quasi otto anni.

D. Essere senz'auto vuol dire rinunciare del tutto a questo mezzo?
R. I primi anni chiedevamo l'auto in prestito ai nonni o agli amici quando ne avevamo bisogno, perché qui a Faenza, la città in cui viviamo, non abbiamo il servizio di car sharing. Poi piano piano ci siamo organizzati con i mezzi pubblici, ampliando la capacità di andare in bicicletta per distanze un po' più lunghe; attualmente usiamo l'automobile molto raramente, soltanto per spostamenti molto lunghi e solamente quando non riusciamo a spostarci con i mezzi pubblici. Sicuramente nel gruppo delle famiglie senz'auto ci sono invece persone che utilizzano il car sharing.

D.Raccontaci i vostri spostamenti in una giornata tipo.
R.Porto a scuola i bambini con la bicicletta, a circa 2 km da casa, e mio marito va al lavoro in bicicletta, a circa 8 km da casa, in collina, facendo un po' di fatica, ma risparmiando sulla palestra (n.d.r. risata). Anch'io fino allo scorso anno lavoravo, muovendomi in bicicletta. Ora ho la bimba piccola e lavoro da casa, scrivendo articoli e libri. Prima di pranzo vado in bicicletta a prendere i bambini e poi qualsiasi attività, sport o visite ad amichetti, viene da noi raggiunta con questo mezzo di trasporto. Nel momento in cui dobbiamo fare spostamenti più lunghi ci muoviamo con i mezzi pubblici. Abbiamo anche esperienza di affidi diurni e quindi ci sono bambini di famiglie in difficoltà che vengono a casa nostra e, guarda caso, sono famiglie senz'auto. Questa nostra scelta ci accomuna, quindi, a famiglie un po' disagiate, e ci fa sentire solidali con chi è più svantaggiato.

D. Siete in tanti a Faenza a non utilizzare l'automobile?
R. A Faenza, pur essendo pianeggiante e con mezzi pubblici abbastanza efficienti, sono poche le famiglie che hanno fatto questa scelta. Fondamentalmente noi, qualche famiglia di immigrati e pochi altri. C'è proprio un discorso culturale da fare. In Italia è troppo radicata questa abitudine a utilizzare la macchina privata anche laddove non c'è strettamente bisogno, ed è ancora oggi uno status symbol.

D. Essere senz'auto è possibile anche se non si vive in città?
R. Noi abitiamo a Faenza, città di 58000 abitanti, nella primissima periferia, quindi vicini a tutti i servizi. Nel gruppo FB ci sono però famiglie, anche con bambini piccoli, che abitano fuori città, e sicuramente fanno più fatica e infatti si stanno impegnando tantissimo per richiedere maggiori servizi pubblici, piste ciclabili ecc. Il vivere in città ti facilita tantissimo. Chi vive in paesi piccoli o in campagna è più svantaggiato. È importante far capire ai nostri governanti che c'è una parte di popolazione che ha bisogno di mezzi pubblici più capillari.
Il gruppo FB svolge anche un ruolo politico: abbiamo presentato richieste sia a livello locale sia a livello di governo nazionale; qualche tempo fa siamo stati ricevuti da un deputato della commissione trasporti per presentare le nostre richieste: più incentivi alle famiglie che scelgono di non avere l'auto e/o che si muovono con i mezzi pubblici. Ad esempio rendere gratuiti i mezzi pubblici per bambini e ragazzi accompagnati, fino ai 15 anni, così come avviene in altri Paesi europei, come Germania e Svizzera. Oppure ottenere in tutte le regioni italiane ciò che già c'è in Lombardia e in Trentino: una tessera annuale (che in Trentino costa 20€) che permette al figlio, fino ai 15 anni, accompagnato di non pagare. Anche perché la scelta di utilizzare l'automobile talvolta è una scelta fatta per risparmiare.

D. Ma questa scelta vi ha fatto vedere il mondo con occhi differenti?
R. Non avere la macchina ci ha portato a riflettere sul nostro stile di vita in maniera più ampia: dall'alimentazione alla riduzione dei rifiuti, all'autoproduzione, per dipendere di meno dalle multinazionali e dai grandi supermercati. Ci ha portato ad essere più sensibili rispetto a tutte le altre tematiche della sostenibilità. Stesso processo che ho visto in altre famiglie. Riduci o elimini l'uso dell'automobile e poi inizi a riflettere su tutti gli altri tuoi gesti. Ora noi siamo arrivati a produrre pro capite mezzo chilo di indifferenziata all'anno, e anche di plastica; siamo tendenzialmente vegetariani, specie io e mio marito; risparmiamo dell'acqua, facciamo attenzione al consumo d'energia, utilizzando energia sostenibile, per esempio abbiamo un forno solare e siamo soci di Retenergie. Ovviamente c'è sempre da migliorare, ma si cerca di fare il meglio possibile. Ho anche scritto un libro "Impatto zero. Vademecum per famiglie a Rifiuti Zero"  in cui racconto la nostra esperienza e presento alcune ricette di autoproduzione.

D. Qualcuno potrebbe osservare: "Il primo modo per ridurre l'impatto ambientale è ridurre il numero dei figli". Tu, che ne hai quattro, cosa rispondi?
R. Di cuore ti rispondo che adoriamo i bambini, quindi è stata una scelta d'istinto; ma una riflessione più razionale e profonda mi permette di dire che una famiglia con un solo figlio, ma che ha uno stile di vita con un'impronta ecologica enorme, ha un impatto più devastante di una famiglia come la nostra o di una famiglia di un Paese povero con dieci figli: la Terra nutre, siamo noi che sprechiamo! Sicuramente ci deve essere una genitorialità responsabile, ma è anche il modo in cui alleviamo questi figli che può essere più o meno responsabile. I figli sono, in ogni caso, una speranza per il futuro.

D. Abbiamo visto che Famiglie senz'auto ha uno spin off, Turismo senza auto: di cosa si tratta?
R.Nasce da un'idea del romano Roberto Luffarelli, socio del gruppo, che aveva già creato un sito in cui raccoglie viaggi e itinerari per coloro che viaggiano senz'auto. La sua idea è quella di creare una tessera per avere degli sconti in alberghi e residence, come già succede per alcuni ristoranti, che premiano chi li raggiunge con i mezzi pubblici (mostrando il biglietto) o in bicicletta. Anche nel mio libro c'è un’ampia sezione che descrive sentieri montani e luoghi turistici raggiungibili coi mezzi pubblici, perché non è vero che senz’auto non si va in vacanza.