Occhi Verdi

Gli orti urbani dagli “Occhi verdi” sono un esempio di come si può realizzare un gradevole connubio tra il piacere di condividere le pietanze e la socialità che nasce dall'appartenere a una comunità con valori e obiettivi condivisi. Ne abbiamo parlato con Peppe Mancini (Legambiente di Pontecagnano)

Dal 1999 il circolo di Legambiente Occhi verdi gestisce il Parco ecoarcheologico di Pontecagnano Faiano (Salerno), area nota per gli insediamenti dell’antica città romana di Picentia. A rendere celebre l’attività dell’associazione, come ci spiega il responsabile Peppe Mancini, sono pure gli orti urbani, piccoli terreni divenuti aggregatori sociali tramite la cura del verde e la pratica agricola.

D. Com’è cominciata l’avventura degli orti urbani?
R. Nel 2000, con la sistemazione dei due pozzi presenti nell’area, abbiamo realizzato i primi dieci orti: due per le scuole e otto per la collettività. In quegli anni, però, l’agricoltura urbana non era molto conosciuta e il bando non riscontrò molto successo. Oggi ci sono 90 orti e ogni giorno abbiamo nuove adesioni

D. Quali sono i benefici concreti per la cittadinanza?
R. “Noi giochiamo con l’agricoltura” è la frase che mi piace sempre dire per far comprendere quanto sia più importante l’iniziativa. Prendersi cura dell’orto è un impegno che le persone scelgono di portare avanti in modo costante perché è fatto su un terreno comunitario e la relazione tra gli individui durante il lavoro è la peculiarità di questa pratica. Far avvicinare le persone creando socialità oggi aumenta la qualità della vita. E aiuta nell’economia domestica e a nutrirsi con alimenti sani e a km 0.

D. Quali sono le buone pratiche per la gestione degli orti?
R. Abbiamo un regolamento che ci permette di avere chiari i comportamenti da attuare, non solo per il “quieto vivere” comune, ma pure per la pratica dell’orticultura. Realizzare lo spazio con recinzione non impegna tanto, ma mantenerlo quotidianamente richiede zelo e lavoro fisico. Per fortuna ci sono i pensionati che grazie alle loro competenze contribuiscono a rendere il complesso sempre efficiente. Ad oggi sono presenti 55 orti di pensionati e 35 affidati ai giovani.

D. L’orto è un’occasione di aggregazione sociale?
R. I protagonisti sono uniti inizialmente dalla passione per la coltivazione che favorisce la nascita di una forte e comune identità creando una vera comunità che condivide progetti, risorse e ideali. Un’identità che li stimola a migliorare il territorio sporcandosi davvero le mani, a difendere questa unica area verde dall’avanzata del cemento e a contribuire attivamente alla sostenibilità urbana collettiva.